Make Tecnocrazia Great Again
Un altro episodio dedicato alla più grande rapina della storia, quella degli Stati Uniti di Trump ai danni dell'economia globale.
Eccoci di nuovo, dopo un po’ di tempo. Facciamo così: cambiamo format. Uno più breve leggero, che impiego comunque un sacco meno a scrivere e che manderò quando mi pare mi impegnerò a mantenere costante. Proviamoci.
🤠 La più grande rapina del secolo - ep. 2
Nello scorso episodio ho provato a raccontare come Trump e Musk stiano orchestrando la più grande rapina della storia ai danni dei contribuenti. Ora aggiungiamo un pezzettino, perché Trump sta continuando a manovrare con l’economia americana questa volta attraverso le criptovalute. È sempre Krugman a spiegarlo: in breve, Donald Trump ha annunciato la creazione di una «riserva strategica di criptovalute» finanziata con denaro pubblico. Allo stesso tempo ha lanciato la sua cripto, che si chiama Usd1 (ricordiamoci che il token $Trump è crollato dell’80% poche settimane dopo il lancio, lasciando i piccoli risparmiatori in braghe di tela, così come è successo con la $Libra di Milei in Argentina). Piccolo particolare: l’Usd1 è stato lanciato dalla World Liberty Financial (WLF), una società di cui Trump e la sua famiglia possiedono il 60%.
Ma perché una riserva di criptovalute finanziata con fondi pubblici rappresenta una minaccia per l’economia statunitense e, a cascata, per quella mondiale?
Paul Krugman individua due schemi speculativi ricorrenti nel mondo cripto: il rug-pull e il pump-and-dump. Concentriamoci sul secondo che significa letteralmente “gonfia e scarica” ed è il rischio più vicino a quello che potrebbe succedere con la riserva voluta da Trump: in questo schema manipolativo, un gruppo di investitori o insider gonfia artificialmente il prezzo di un asset, spesso con annunci ingannevoli o hype sui social, attirando acquirenti. Quando il valore ha raggiunto un picco, i promotori vendono rapidamente le loro quote, provocando un crollo improvviso e lasciando i piccoli investitori con perdite ingenti. È una tecnica più antica, già utilizzata nei mercati azionari prima dell’era delle criptovalute. Con la riserva strategica, il governo stesso diventerebbe il principale acquirente, sostenendo artificiosamente i prezzi e creando un’enorme opportunità di guadagno per gli speculatori, mentre i costi di un eventuale collasso ricadrebbero interamente sui contribuenti.
Ho preparato un approfondimento di questo che verrà pubblicato a breve su Valori.it
🧢 E veniamo al Make Tecnocrazia Great Again
C’è un gruppo Telegram che vi consiglio: è quello delle Polpette di Luca Vanz. Molto d’ispirazione. Da lì ho tratto ciò che vi sto per raccontare.
Ora, che Trump e Musk siano affetti da “annuncite” siamo d'accordo. Ma dovrete ammettere che dopo aver licenziato 10.000 dipendenti pubblici (diecimila, ma forse anche di più) dai dipartimenti di stato, l'annuncio di Musk di usare l'intelligenza artificiale per gestire il governo americano ha la sua coerenza.
Che poi quello che stanno cercando di fare Musk e Trump non è altro che ristabilire la dottrina della tecnocrazia. Leggo da qui (se ci ritrovate elementi contemporanei, non siete i soli):
Il movimento della Tecnocrazia ebbe un breve periodo di auge negli anni '30, con il suo principale promotore, l’ingegnere Howard Scott (1890-1970), e la sua organizzazione Technocracy Incorporated, fondata nel 1933. Il movimento era ideologicamente eterogeneo e caratterizzato da divisioni interne, ma la versione di Scott fu alimentata dalla Grande Depressione, dalla crisi del capitalismo, da teorie economiche stravaganti, dall’isolazionismo post-Prima guerra mondiale e da un’infatuazione per la forma e il rituale fascista. Al centro della sua ideologia vi era il rifiuto del “sistema dei prezzi” alla base dell’economia globale, in cui il denaro come mezzo di scambio determina il valore di beni e servizi e le considerazioni finanziarie sono fondamentali per ogni decisione economica. Citando la Depressione come prova principale, i sostenitori del movimento consideravano questo sistema intrinsecamente insostenibile e ne prevedevano il collasso totale non oltre il 1940.
Il programma di Technocracy Inc. aveva elementi economici, politici e geopolitici. Al suo nucleo vi era il passaggio dal sistema dei prezzi a quella che Scott definiva una “teoria energetica del valore”, secondo cui beni e servizi dovevano essere valutati non in base al denaro, ma all’energia necessaria per produrli. Ciò avrebbe comportato l’abbandono della democrazia e l’adozione di una tecnocrazia, ovvero un governo guidato da un’élite non eletta, tecnicamente competente e orientata ai dati empirici, con le competenze necessarie per determinare i valori e prendere decisioni razionali sulla distribuzione delle risorse. Le manifestazioni esteriori di questa visione autoritaria avevano un’inconfondibile impronta fascista: i membri di Technocracy Inc. indossavano un’uniforme composta da un abito doppiopetto, una camicia grigia e una cravatta blu, con il logo rosso della Tecnocrazia appuntato sul bavero; guidavano auto verniciate di grigio e si salutavano reciprocamente in pubblico.
Il programma geopolitico di Technocracy Inc. era al contempo espansionista, isolazionista e autarchico. Esso prevedeva la creazione di un “Tecnato”, un’unione delle nazioni del Nord e Centro America, dei Caraibi e del Pacifico nord-orientale, insieme alla fascia settentrionale del Sud America. La giustificazione era che “le risorse naturali e i confini naturali di quest’area la rendono un’unità geografica indipendente e autosufficiente”. In linea con le tendenze autoritarie del movimento, il Tecnato avrebbe garantito la propria sicurezza attraverso un’“integrazione e mobilitazione continentale” e la “coscrizione totale di uomini, materiali, macchine e ricchezze da parte del governo degli Stati Uniti”, che sarebbero stati “posti al di sopra di tutti gli altri obiettivi dei popoli americani”.
Elemento chiave di questo progetto era la costruzione di una catena di “basi di difesa” lungo i confini del Tecnato. Protetto da queste basi, il Tecnato sarebbe stato completamente sicuro, con un’economia “autosufficiente” e indipendente dal commercio globale e difese adeguate a scoraggiare eventuali invasori. In tal modo, non avrebbe avuto necessità di intervenire nei conflitti europei o asiatici.
“La contrarietà all’ingresso dell’America nelle guerre che infuriano al di fuori della nostra Area è un pilastro fondamentale della politica attuale della Tecnocrazia. Per evitare che questa politica sia fraintesa da persone poco informate, la Tecnocrazia sottolinea che tale posizione non si basa su principi umanitari o pacifisti. L’America vale la pena di essere difesa! Ma dobbiamo combattere per l’America solo alle condizioni americane e dalle nostre difese continentali. Una strategia competente terrà la guerra fuori dalla nostra Area”.
👋 Saluti analfabetici
Prima di salutarci, leggete questo bel report elaborato dall’OCSE sull’analfabetismo funzionale degli italiani, secondo cui il 37% degli adulti italiani ha difficoltà a risolvere problemi complessi e a comprendere testi elaborati. Il declino cognitivo va di pari passi con l’impennata dell’intelligenza artificiale. Non è un collegamento diretto che fa l’OCSE ma insomma, pensiamoci.

Coda musicale. Ma lo sapevate che Alessio Bertallot (sì, quello di B-Side) aveva partecipato a Sanremo? Con questa “Zitti, zitti - Il silenzio è d’oro”, il primo rap al festival (1992) e con 30 secondi di silenzio. Buon videoascolto!
Il numero 39 di JournalisTips è stato chiuso alle 11.53 di venerdì 4 aprile ed è stato inviato a 92 contatti.
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