Nuclearisti anonimi
Nell'episodio di oggi: non c'è tema che infiammi di più gli animi social del nucleare; poi un documentario sugli slavi del 25 aprile e l'intelligenza artificiale in guerra.
Poche tematiche scatenano la furia degli utenti social come l’energia nucleare. Provate a prendere un post che parla di energia nucleare e a dare un’occhiata ai commenti. Oramai, si tratta di un discorso iper-polarizzato: non esistono vie di mezzo, o si è contro il nucleare o si è contro chi è contro il nucleare. A differenza di altri temi, infatti, chi è contro il nucleare viene quasi sempre messo a tacere con l’accusa di non essere “all’altezza” di parlare del tema. O si è ingegneri oppure si fa disinformazione. Questa è, in poche parole, ciò che sta accadendo sui social, se ve lo siete perso.
Ora, io non voglio entrare qui nel merito della questione se il nucleare sia o non sia la fonte di energia a basse emissioni su cui puntare in futuro. Mi sono occupato dell’argomento in diverse occasioni, qui e qui, per esempio, e, più di recente, in questa intervista che ho fatto al giornalista francese Hervé Kempf. Ecco, a proposito dell’intervista, guardatevi i commenti al relativo contenuto social.
Tra i commenti noterete i diversi richiami a colui che ormai è considerato il luminare della scienza atomica in Italia, ovvero L’Avvocato dell’Atomo, alias Luca Romano, fisico nucleare di Torino. Il suo blog è la fonte più esaustiva sull’argomento e questo è sicuramente un merito che va fatto a Luca Romano. Meno il fatto che ci sia praticamente solo lui a fare informazione pro-nucleare (naturalmente, parlo di fare informazione vera, suffragata dai dati, non i richiami politici-ideologici che sentiamo dalle diverse parti politiche e pseudo-politiche, dall’attuale ministero dell’ambiente, da Azione a Nos, l’ultima avventura iniziata dal fondatore di Will che si è frantumata contro “la solita politica”).
Qualcuno potrebbe dire che il fatto che ci sia solo l’Avvocato a fare informazione dimostri quanto “il nucleare faccia ancora paura” e che nessuno può parlarne liberamente. Per me dimostra il fatto che il nucleare sia più che altro l’ennesima sfida comunicativa, ovvero che tutto dipende da come metti in luce i dati. Vi faccio un esempio: chi è scettico contro il nucleare usa la storia dei disastri, citando Chernobyl (il cui anniversario è stato il 26 aprile) e Fukushima. I pro-nuke dicono che l’incidente di Chernobyl ha fatto meno vittime di quanto si sostenga e che Fukushima non ne ha fatta invece nemmeno una. Vero, in seguito all’incidente di Fukushima non è morto nessuno, direttamente, ma se contiamo le morti indirette da stress post-traumatico le cose stanno diversamente. Oppure, stando sul tema delle vittime dirette, prendiamo la cittadina di Namie, che è passata da avere 30mila abitanti a poco più di 1.500. L’evacuazione “eterna” di una città media non è un effetto collaterale da tenere in considerazione? Quanto è costato al Giappone? Kempf ha detto una cosa interessante: un disastro nucleare (che è pur sempre possibile, anche se remoto) può rischiare di mandare in bancarotta uno stato (o comunque creare una crisi da miliardi di euro). Questo è un esempio di come ogni dato ha poi la sua sfumatura. Oltre al fatto che terze parti come l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea), non hai mai detto che abbiamo bisogno di più centrali nucleari (a chi dice il contrario, propongo la lettura di questa analisi).
Io non ce l’ho con il nucleare in sé, che è una fonte probabilmente più pulita di altre fossili, ma in base alle letture che ho fatto finora, a mio avviso il nucleare non è la migliore tecnologia per il futuro. Il tanto denigrato sui social Hervé Kempf dice che i giornalisti mancano di competenza sul nucleare. E io sono d’accordo. Ma la nostra competenza sta nel comunicare i dati, con l’aiuto degli esperti. E per il momento, dalla parte dei nuclearisti, di fonte ce n’è una sola. Io dico solo: continuiamo a usare il nucleare laddove viene prodotto ma a una certa queste centrali saranno costrette a chiudere, per manifesta superiorità delle rinnovabili ma soprattutto di un nuovo modo decentralizzato di produrre energia, più democratico, come stanno dimostrando le comunità energetiche. Certo, la sfida si sposterà sui modi di produzione dei pannelli fotovoltaici e delle rinnovabili in generale, ma mi pare si possa dire che è una sfida più pluralistica, il ché garantisce la decentralizzazione di cui abbiamo bisogno in futuro in campo energetico.
Buon 25 aprile (passato)
A proposito di Festa della Liberazione, nel mio piccolo ho contribuito a riportare in un documentario la storia di Islafran, l’esperienza di Liberazione di una brigata partigiana composta da slavi, francesi e italiani. Il video dura poco più di 30 minuti, è stato realizzato nel 2018 e lo trovate in chiaro su YouTube:
Consigli futili
Un aggiornamento: un po’ di episodi fa, vi dicevo di aver contattato il ministero degli Esteri per chiedergli su quali basi avesse valutato di sospendere gli aiuti umanitari all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite accusata di aver collaborato con i seguaci di Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. Bene, il rapporto indipendente sulla neutralità dell'Unrwa non rileva disfunzioni di rilievo in seno all'agenzia, evidenziando come Israele non abbia presentato prove a sostegno dell’accusa. Questo non significa che non esistano le prove, sottolinea l’ex ministra degli esteri francese, Catherine Colonna, presidente del comitato d’inchiesta, ma dice che sicuramente gli aiuti sono stati sospesi senza alcuna dimostrazione. L’Italia, gli Stati Uniti e diversi altri Paesi che hanno sospeso il loro sostegno accettando la versione israeliana, non hanno ancora ripreso il sostegno finanziario, contribuendo alla morte di migliaia di gazawi (Link).
Sempre stando sul tema Palestina, su Valori.it ho curato insieme a diversi colleghi un dossier dedicato al tema dell’uso dell’intelligenza artificiale in guerra. Avete sentito parlare di Lavender, il sistema usato in Israele per targetizzare gli obiettivi da colpire mentre si trovano in casa con le loro famiglie? Ormai questo tipo di attività è affidato agli ufficiali di basso rango e per ogni sospetto di Hamas si possono accettare fino a 20 morti civili. Una carneficina che di fatto trasforma la Striscia di Gaza in un laboratorio per un nuovo modo di condurre una guerra. Qui il link. A proposito di laboratorio, consiglio la lettura di questo libro: si chiama “Laboratorio Palestina -Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo”, l’autore è un ebreo ateo australiano di origini tedesche che si chiama Antony Loewenstein. Lo intervisterò la prossima settimana.
Il numero 24 di JournalisTips è stato chiuso alle 11:14 di sabato 27 aprile 2024 ed è stato inviato a 76 contatti.
Copio questo disclaimer da un’altra newsletter (si chiama Polpette) per dire che anche la scrittura di questa mia newsletter avviene abitualmente in modalità carbon-free, con il 100% di energia rinnovabile e socialmente sostenibile fornita da ènostra.